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Ho fatto un sogno........ di (Di Martino G.)

Ho fatto un sogno…
Questa notte ho fatto un sogno, mi sono trovato all’improvviso catapultato nell’antico Impero Romano, in un anno all’incirca prima o dopo Cristo.

Mi trovavo su una imbarcazione romana , insieme a me c’erano migliaia di altre persone (mi preoccupavo un po’ perché la barca poteva contenere a malapena 50 persone) tutte erano dirette, non si sa per quale misterioso rito, verso l’approdo di un ridente paesino della costa.

Seppi più tardi poi che l’imbarcazione faceva parte con numerose altre simili di una flotta chiamata “Intercostierum”, che dava la possibilità per circa 20 sesterzi ( 6 euro attuali ) di arrivare al paesello da un altro centro più grande distante all’incirca 10 miglia nautiche.

Una volta arrivati all’approdo, mi sono lasciato coinvolgere anch’io dalla marea sbarcante e vociante (in dialetto locale venivano chiamati “gnu”, oppure “mao mao”) incuriosito dal rito misterioso di cui sopra, nonché incantato dalla bellezza del paesaggio, rappresentato da case variopinte e da giardini di limoni che si specchiavano in un mare blu cobalto (allora è proprio un sogno!!!).

La prima cosa che ho notato sbarcando era la presenza sulla “banchina” d’approdo (anche questo è un sogno!!!) di un vessillo che non apparteneva a nessuno degli Stati conosciuti all’epoca e nessuno degli abitanti del paese ridente è stato capace di dirmi cosa fosse è perché fosse lì, qualcuno di estrazione più aristocratica ed anche un po’ veggente chiamava quel vessillo “bandiera blu”.

Malgrado i miei sforzi, non riuscivo a capire il perché del misterioso rito che portava gli “gnu “ nel ridente paesino, gli abitanti locali si limitavano a dire che il fenomeno si ripeteva quasi quotidianamente per circa sei mesi l’anno, da ormai qualche lustro a questa parte.

Gli “gnu” si nutrivano di cibi misteriosi (detti in gergo locale “pizza di spaghetti” o “parmigiana di melanzane” ) rigorosamente provenienti dai paesi d’origine, ed erano quasi allergici ai prodotti locali, vivevano principalmente in branchi di 10-12 unità comandate da uno o due capibranco, in genere di sesso femminile. Essi lasciavano sovente nel paesino le tracce della loro cultura, dopo il loro passaggio infatti i pescatori locali trovavano nelle loro reti, e talvolta direttamente sulla spiaggia, dei bei pesci multicolori, ma alquanto indigesti (erano detti pesci “lattinus” e pesci “bottiglius di plasticum” , ma non era difficile trovare anche i pesci “cocam-colus”).

Gli abitanti del luogo, non potendo interrompere il misterioso afflusso di cotanta bella gente, avevano imparato a conviverci, facendo di necessità virtù.

Erano sorte quindi sulla spiaggia del paesello svariate taverne, con lo scopo di proporre “i piatti tipici locali “ oppure “il pesce fresco della zona” (il sogno continua…). I tavoli di queste locande erano quasi sempre stracolmi di “gnu” di estrazione più borghese, che potevano permettersi di arrivare nel paesello con bighe, carri o con imbarcazioni proprie, evitando sdegnosamente i comodi mezzi utilizzati dalla plebaglia gnuista, ma anche di gnu plebei più benestanti.

I locandieri si davano molto da fare per soddisfare le esigenze dei loro facoltosi clienti, e per non farli sentire meno soli incrementavano spesso il numero dei tavoli e quindi dei clienti stessi, ciò portata di solito alla fuoriuscita dei tavoli all’esterno del locale, con conseguente invasione dello spazio destinato alla pedatorium degli gnu plebei e degli abitanti del luogo (tale spazio veniva detto in gergo locale “stradone”). Per cui i tavernicoli borghesi delle prime file si trovavano spesso a contatto con gli gnu plebei di passaggio, per evitare tale spiacevole inconveniente i locandieri pensavano bene di annettersi tutto lo spazio disponibile, relegando la pedatorium in apposito spazio attiguo, con grande felicità della popolazione indigena, ben contenta di rinunciare ad un altro pezzo della loro spiaggia.

Alzando gli occhi dalla spiaggia, si poteva osservare una strana costruzione in contrasto con il resto del paesaggio, si trattava di una torre di forma quadrata, rivestita di un materiale sconosciuto all’epoca, sulla quale campeggiavano dei simboli oscuri , forse messi la per spaventare ( a quanto pare con scarsi risultati) le folle di gnu plebei che si affollavano nei dintorni della torre per consumare le loro libagioni . Addirittura c’era qualcuno che sosteneva che quei simboli servivano per ravvivare una leggenda locale secondo la quale al di sotto della torre ci sarebbe un museo ricco di tesori…

Camminando all’interno del paesello, ho avuto modo di incontrare alcuni personaggi del luogo alquanto caratteristici, che tenterò di descrivere.

Sulla spiaggia ho notato subito uno dei locandieri, un ricco patrizio, sempre sorridente, che gli abitanti del luogo chiamavano con un nomignolo simile a quello di un imperatore dell’epoca, e che chiameremo quindi “Imperatore”.

Ai tavoli della locanda dell’ Imperatore soleva spesso fermarsi un mercante che aveva fatto fortuna vendendo “pesce fresco del posto” (deve essere lo stesso sogno di sopra) ai locandieri e agli abitanti del paesello e delle zone di confine. Per ritagliarsi una posizione sociale adeguata nel paesello ( per poter far abboccare altri tipi di pesci…) egli si era assunto l’onere di controllare la locale rete fognaria. Come gli abitanti del paese, anche noi chiameremo questo personaggio “Findus”.

In compagnia dell’Imperatore e di Findus si trovava spesso un borghesotto, un personaggio piuttosto oscuro, che chiameremo “ Mister X” (ics e non dieci romano).

Salendo verso il centro del paesello mi sono imbattuto in un personaggio un po’ naif, originario di un paese vicino ma ormai da diversi anni abitante locale, che si definiva lui stesso un “mercante d’arte”, che sognava di trasformare il paesello, con grande felicità degli indigeni locali, in una mostra a cielo aperto (si tratta di un sogno al quadrato, perché è stato fatto all’interno di un altro sogno…), chiameremo costui “Ars Gallery”.

Nel centro del paesello trovai poi il proprietario di una impresa di trasporti, infatti egli riusciva nell’…impresa di far salire anche 200 gnu su dei carri omnibus (detti affettuosamente “Pulmini” dai Locali) che ne portavano a malapena 50, e li trasportava per il paese alla modica cifra di 3 sesterzi ( 1 euro attuale). Per gli gnu più abbienti ed aristocratici (detti anche nel gergo del posto e oltre “americani” ) era disponibile un servizio di trasporto, più caro, con piccoli omnibus e con bighe a due o quattro posti. Quest’impresa lungimirante portava il nome di un personaggio che sarebbe vissuto qualche secolo dopo, ed anche il suo proprietario portava un nomignolo orientato al futuro : “Kennedy”.

Vi era poi nel paese un notabile medio-borghese , soprannominato “XLVIII” (non è una taglia di abiti, quindi non è un pezzaro) , che secondo alcuni era il rais di una banda di “giovani” un pò indecisi i quali, forse per sottolineare l’assoluta mancanza di coerenza delle loro idee, si facevano chiamare i “dissidenti”.

All’improvviso la vita del paesello, sempre tranquilla (malgrado la presenza degli gnu), è sconvolta da una notizia: la deposizione del governatore locale Ottaviano (omonimo dell’imperatore) detto dai paesani “Il buono”, ultimo rappresentante della potente famiglia Fuscus al potere da molti anni, per opera un colpo di stato organizzato secondo alcuni dai dissidenti.

Fatto sta che si aprirono subito le lotte per la successione del buono, ed ognuno dei personaggi che abbiamo visto sopra, colpito da improvviso amore per il paesello, sembrava assumere mire politiche.

La campagna elettorale si era svolta in un clima molto piacevole, con ognuno dei candidati che proclamava bandi in cui prometteva miglioramenti per la vita del paesello e riempiva di elogi gli avversari politici (questo non è un sogno, ma un fanta-sogno).

Per questo il luogo deputato allo scontro finale tra i candidati era un arena situata in una località detta “Medium Scolaruum”, dove tutti gli abitanti del paesello potevano assistere allo scontro e tifare per i loro beniamini.

Mentre stava per emergere vittorioso dallo scontro un triumvirato formato da Imperatore, Findus e Mister X, ecco piombare sull’arena, montando un grande cavallo di nome Poseidon (così grande che la sua sella avrebbe potuto ospitare anche un albergo…), una figura mitologica, metà uomo e metà comunista. La folla era sovraeccitata ed anche il cielo partecipava, assumendo una colorazione a metà tra il Nero ed il Marrone…

All’improvviso mi sveglio, il sole è già alto e l’occhio mi cade sul calendario: 3 Aprile 2005, sono tornato nella mia epoca, il sogno è finito, aprendo la finestra però mi accorgo del campanile incartato, di una folla sbarcante sulla banchina, sento una grande puzza di pesce ed il cielo assume una colorazione strana, tra il Nero ed il Marrone… allora torno a dormire.

Questo raccontino è una sorta di satira sui problemi che affliggono Positano, non vuole quindi essere offensivo nei confronti dei personaggi che in esso si sono riconosciuti, ma vuole spronarli affinché trasformino in realtà il sogno di una Positano migliore.

SVEGLIA, POSITANO !!!

Di Martino Giuseppe

 

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