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Processioni a Piano di Sorrento

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 NOTIZIE UTILI PER IL CITTADINO
Patto di stabilità un rischio per i comuni.

03/03/2005Piano di Sorrento. Dipendenti comunali in agitazione in assemblea a Piano di Sorrento il 2 febbraio. Al centro della discussione mettono sul piatto della Bilancia il problema Patto di Stabilità per la Penisola Sorrentina. Il Patto di Stabilità, riguarda l'obbligo di legge, per adeguarsi ai principi di bilancio, di adeguare la spesa ai livelli degli ultimi trienni e di poter affrontare il problema del debito investendo i fondi ripianandolo. Piano di Sorrento è stata la prima ad affrontarlo e rischia di non rispettarlo mettendo in forse alcuni investimenti, progetti e, si teme, anche fondi per i dipendenti. Di sicuro l'impossibilità di nuove assunzioni di tutti i tipi, comprese quelle a tempo determinato, indispensabili per i comuni turistici nel periodo estivo. Ma il problema di Piano di Sorrento, che finora ha rispettato il Patto di Stabilità, riguarda anche gli altri comuni, perchè tutti i comuni superiori ai 3000 abitanti, anche Positano, sono tenuti a rispettarlo, quindi Meta, S.Agnello, Sorrento, Vico e Massa Lubrense. Intanto, la prima vittima si è avuta nella vicina Maiori, dove il Comune, non riuscendo a rispettare il Patto di stabilità, non potrà fare assunzioni a tempo determinato con l'inevitabile caos estivo, basti pensare ai vigili urbani che devono affrontare il traffico estivo. Problema che per il momento Piano è riuscita a risolvere ed infatti le assunzioni sono già previste e pubblicate all'albo pretorio. Anzi, bisogna dire che Piano sta affrontando la problematica del Patto di Stabilità, forse è quello che sta prendendo piu sul serio questo problema per cercare di risolverlo senza troppi danni per i cittadini ed in quest'ottica va vista anche la vendita di alcuni beni comunali e anche una certa oculata gestione di bilancio, ma il problema permane per tutti.
"Saranno un minimo di comuni che potranno rispettare il Patto di Stabilità- ha detto il ragioniere Capo Giovanni D'Amora -, ed il Comune di Piano è fra questi anche se per ora siamo riusciti ad affrontare bene tutto, ma non per colpa nostra. Il Comune si trova in una situazione paradossale da un aprte c'è il mutuo da rspettare tipo Pip di Via Petrulo e un impegno come la manutenzine della biblioteca comunale, dall'altra parte i comuni per rispettare il Patto non dovrebbero fare nulla. Il problema è che nel conto rienrrao anche opere che son partite dalle passate amministrazioni, alcune addirittura dell'epoca di Nastro, rispettando questi parametri si dovrebbe bloccare qualcosa, ma questo comporterebbe danni erariali per gli amministratori, una situazione assurda."
Anche il sindaco Luigi Iaccarino è preoccupato.
Sindaco, dipendenti in agitazione?
"Non è strettamente attinente al problema del Patto di Stabilità l'assemblea dei nostri dipendenti, noi abbiamo dei dipendenti, giustamente, molto sindacalizzati che discutono delle loro vicende interne e del modo di rapportasi con gli amministratori - dice il sindaco Luigi Iaccarino di Piano -. A Piano di Sorrento c'è stata molta progressione orizzontale, che pero viene a togliere parte fissa del Fondo per i dipendenti, che al di la di ogni cosa noi rispetteremo secondo i limiti di legge. Io quello che posso dire che la loro busta è aumentata e non diminuita."
Ma il ragioniere capo Giovanni D'Amora del Comune durante l'assemblea ha fatto cenno al rischio di non poter rispettare il Patto di Stabilità per il prossimo anno
Noi possiamo affrontare le stesse spese degli ultimi tre anni, quest'anno nella spesa entra anche il discorso dei lavori pubblici,questa media mi preoccupa.Poiche la finanziaria locca le assunzioni in attesa del Dpcm avevo un piano triennale che prevedeva un sacco di progressioni verticali, noi nel 2004 siamo rusciti a fare solo una mobilità dal comune di Anacapri e possiamo fare solo una progressione verticale, questo significa che solo un dipendente potrà avere la progressione verticale."
Perchè non riuscite a rispettare il patto di stabilità?
Forse non potremo rispettare il patto di stabilità perchè andranno a far parte di questo calcolo anche i soldi per lavori già fatti e allora su questo ci saranno dei problemi. E' la legge che impone dei vincoli straordinari
Ma di cosa si preoccupano i dipendenti?
Il problema è che non ci sono stati i progetti di produttività, questi progetti non si sono fatti (tipo riordinamento archivio dei lavori pubblici), erano lavori eccezionali che ora non si possono fare perchè non ci stanno soldi nei fondi e non per altro...E' questo lo scontento, ma i dipendenti comunali si dimenticano che questi soldi li hanno avuti sullo stipendio di ogni mese che ormai ritengono acquisita, sono soldi che non stano piu nel fondo non perchè l'amministrazione non li ha messi ma per problemi legati a vincoli di legge. Ma per il resto il personale non verrà toccato.
delicati

COSA E' IL PATTO DI STABILITA'


Il dibattito sul Patto di stabilità e crescita è ormai aperto in tutti i paesi europei e in Italia in particolare. Ma cos'è il Patto?

Per la storia, la proposta di un Patto di stabilità per l'Europa fu avanzata dall'allora ministro delle finanze tedesco Theo Waigel nel novembre del 1995. L'intento era chiaro: mentre i criteri del Trattato di Maastricht - 3% del PIL per il deficit, 60% per il debito - valgono per l'ingresso nell' Unione Economica e Monetaria, il governo tedesco dell'epoca temeva che una volta entrati nell'euro, i paesi tradizionalmente indisciplinati sul fronte della finanza pubblica, tornassero alle vecchie abitudini: con conseguenze per la stabilità macroeconomica e monetaria dell'UEM e inevitabili ripercussioni sul tasso di cambio della nuova moneta. L'idea del Patto è di trasformare i criteri di ingresso in regole che garantiscano definitivamente la disciplina di bilancio nell'area dell'euro.

Dopo difficili trattative, il Patto di stabilità e crescita nasce nel giugno 1997 al Consiglio Europeo di Amsterdam. L'accordo finale è sostanzialmente diverso rispetto alla proposta iniziale tedesca: l'accento è messo più sulla prevenzione di deficit eccessivi che sulla punizione ex post.

Il Patto prevede che i membri dell'UEM presentino dei programmi pluriennali di stabilità, e che mantengano un saldo di bilancio a medio termine prossimo all'equilibrio or in surplus. Quest'ultima condizione permetterà di affrontare i periodi di recessione con un margine di manovra sufficiente per lasciar giuocare pienamente i cosiddetti stabilizzatori automatici senza eccedere il tetto del 3% del PIL per il deficit. Il superamento, anche limitato, del 3% è soggetto a condizioni molto restrittive: solo in caso di circostanze eccezionali - quali una caduta sostanziale del PIL. Ed in ogni caso solo in via temporanea. Circostanze eccezionali quali quelle previste dal Patto non si sono registrate per nessun paese europeo negli ultimi anni. Se un paese supera il 3% è dichiarato in "deficit eccessivo" ed il consiglio EcoFin indica un sentiero di rientro. Sarà il caso del Portogallo (deficit del 4.1% del PIL l'anno scorso) nelle prossime settimane. Solo se il paese in questione non prende le misure necessarie, alla fine del percorso, scattano le sanzioni: depositi infruttiferi seguiti da multe che possono arrivare allo 0.5% del PIL.

Sono condizioni troppo rigide che ingessano le politiche di bilancio nazionali, come affermano i critici del Patto? I sostenitori del Patto assicurano il contrario: è proprio mantenendo una situazione di bilancio sana in tempi buoni che si può utilizzare poi la politica fiscale a fini espansivi in periodi di recessione. E per valutare il rispetto del vincolo dell'equilibrio di bilancio, si devono depurare gli effetti del ciclo. In realtà le difficoltà attuali a mantenere gli impegni hanno la loro radice non tanto nelle politiche fiscali del 2001 - l'anno della recessione globale - ma dell'anno precedente quando invece di approfittare dell'alta crescita, la maggior parte dei paesi europei ha rilassato gli sforzi di aggiustamento.


MA QUALI SONO LE DISPOSIZIONI SUL PATTO DI STABILITA IN ITALIA?
Le disposizioni sul Patto di stabilità interna per Regioni ed enti locali per il triennio 2005-2007, dettate dalla Finanziaria 2005, hanno drasticamente cambiato la precedente disciplina. Si è passati da una crescita programmata sul saldo finanziario (entrate/uscite) a una «evoluzione controllata della spesa».
Lo rileva subito nella premessa la circolare n. 4 dell'8 febbraio 2005 della Ragioneria generale dello Stato resa nota ieri e rinvenibile sul sito del ministero dell'Economia.
Nel lungo e dettagliato documento, firmato dal professor Vittorio Grilli, corredato da tabelle con esempi e schemi di calcolo, si insiste sull'introduzione nel Patto del cosiddetto principio della "virtuosità" o meno di un ente locale. È "virtuoso" quell'ente la cui spesa corrente media pro-capite nel triennio 2001-2003 sia risultata inferiore a quella media pro-capite della classe demografica di appartenenza.
I riferimenti sono rinvenibili nel decreto ministeriale 26 gennaio 2005, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 31 dell'8 febbraio 2005 (mentre è in corso di pubblicazione la circolare), i cui valori sono riassunti nella tabella a lato.
In sostanza ogni ente - spiega la circolare - deve considerare le spese correnti e in conto capitale facendo riferimento ai soli pagamenti correnti di ogni esercizio, ricavarne il valore medio del triennio e confrontarlo con il valore della fascia demografica. Per esempio, un Comune di 30mila abitanti che riscontra una spesa di 647,71 euro pro-capite, si trova sotto il valore medio della sua categoria (651,77 euro). In questo caso potrà applicare la percentuale di incremento della spesa dell'11,5% nel 2005. Se lo stesso ente riscontrasse una media triennale di 655 euro, allora dovrebbe limitare l'aumento al 10 per cento.
Molte le sottolineature del Ragioniere generale dello Stato sulle tante disposizioni della Finanziaria. Di particolare rilevanza il richiamo sulle "sanzioni" tra cui il massimo rigore sulle assunzioni di personale, e le annotazioni relative alla programmazione trimestrale o semestrale dei flussi finanziari.
Da ultimo va segnalata la precisazione relativa alla trasmissione alla RgS della previsione cumulata di cassa. Per effetto del rinvio dei termini di bilancio (soprattutto qualora fosse ulteriormente spostato in avanti rispetto al 28 febbraio) i documenti previsionali potranno slittare o al massimo coincidere con la deliberazione del bilancio.

Michele Cinque

 

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