Parco dei Monti Lattari
Parco dei Monti Lattari: parla il presidenteAnna Savarese, ex direttrice di Legambiente. Dagli enti agli operatori, anche i cacciatori, tutti avranno un ruolo
NEL PARCO DEI MONTI LATTARI COINVOLGEREMO TUTTI
Sorrento. Il Parco dei Monti Lattari esiste ed ha anche un presidente, Anna Savarese. Dopo quasi trent’anni che si parla di Parco dei Monti Lattari, decine di convegni, lotte, riunioni, ormai questo, con decreto 781 del 13.11.03, pubblicato sul Burc speciale del 27 maggio 2004, è una realtà dal punto di vista legale, ma non ancora dal punto di vista operativo, anche se uno dei primi passi importanti è stato fatto con la nomina anche il primo presidente che è Anna Savarese. E’ dunque una donna a guidare l’ente parco dei Lattari nel difficile lavoro di riqualificazione del territorio. Designata con il recente decreto 10 del 14 gennaio 2005, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 16 del 14 marzo 2005 l’architetto Anna Savarese, direttore regionale di Legambiente, andrà dunque il compito di amministrare l’ente parco che si estende a cavallo tra le due province, comprendente penisola sorrentina e monti Lattari.
“Adesso stiamo avviando il Parco, ma ci sono ancora da nominare alcuni organi come il rappresentate della Comunità del Parco – dice Anna Savarese ad un convegno sui Parchi Regionali -. Il Parco servirà da amalgama anche a tutti i Pit della Costiera Amalfitana e Sorrentina si cercherà poi di recepire anche altri strumenti di intervento sul territorio e di coinvolgere tutte le categorie presenti oltre le istituzioni. La gestione di tale parco rappresenta un’importante sfida per dimostrare lo stretto connubio tra la salvaguardia del territorio e lo sviluppo economico – spiega la dirigente di Legambiente – un percorso difficile, dato che già l’iter per la delimitazione di quest’area è stato caratterizzato da forti contrasti, dettati soprattutto dalle difficoltà derivanti dalle diverse esperienze che incidono su quest’area, quali i Pit e gli altri piani regionali di sviluppo. Pertanto è necessario un confronto serrato con tutti gli attori responsabili del territorio, partendo da quelli locali quali i comuni, le comunità montante, gli altri enti tipo la riserva di Punta Campanella, fino alle due amministrazioni provinciali coinvolte in questo progetto. Un lavoro complesso, volto alla tessitura di una rete di relazioni tra i versanti delle due province, impostato su un dialogo tra le zone costiere e montane atto ad avviare uno sviluppo armonico dell’intera area». Ma il Parco ancora non è operativo a tutti gli effetti e ci sono varie problematiche legate anche alla vastità del iterritorio che comprende 27 comuni, corrispondenti, grosso modo, a quelli della Comunità Montana dei Monti Lattari, quinti tutta la Penisola Sorrentina, e della Costiera Amalfitana, ma anche Nocera. “Siamo ancora in una fase di formazione istituzionale – spiega la dottoressa Savarese -, e dobbiamo aspettare anche dal nuovo assessore regionale l’intesa per ulteriori passi.”
Esperta in tematiche ambientali ed urbanistiche, maturate durante la ventennale esperienza professionale culminata con la dirigenza regionale di Legambiente, la manager designata tranquillizza quanti vedono nella realizzazione del parco un nuovo vincolo alla crescita dello sviluppo «L’eccessiva edificazione sulla fascia costiera rischia di rendere asfittica tale zona, generando degrado anziché miglioramento – spiega – i vincoli non sono deterrenti, piuttosto rappresentano un legame con l’area nel rispetto delle valenze del territorio. Occorre pertanto un confronto per capire dove esistono vie di miglioramento senza incidere sugli equilibri naturali, magari partendo con una strategia di recupero delle strutture esistenti. Ipotizzando, laddove possibile, un’edificazione mirata alla valorizzazione degli attrattori turistici». Dunque, un piano di riequilibrio tra le aree interne e la costa finalizzato allo sviluppo integrato del territorio, al quale saranno invitati a partecipare non solo gli enti pubblici ma anche gli imprenditori locali «Per mettere in moto la macchina dello sviluppo – conclude la Savarese – è necessario coinvolgere anche le strutture ricettive, le aziende agricole e le altre realtà territoriali». Anche con i cacciatori la Savarese apre al loro coinvolgimento. “Con i cacciatori ho avuto già degli incontri positivi – spiega il Presidente del Parco -, loro potranno cacciare nelle aree contigue e avranno un ruolo partecipativo nel parco, gli ho offerto anche il ruolo di soggetti attivi del parco in termini di avvistamento antincendio e protezione civile, a volte sono stati proprio loro a salvare i dispersi.” Nello specifico dove potranno cacciare? “Dobbiamo ancora definire con l’ambito territoriale di caccia le aree contigue – aggiunge la Savarese -. Un’altra idea sarà quella di fare in modo che avranno una maggior libertà di caccia sui parchi dove potranno spostarsi anche altri cacciatori se vi sono . Bisogna inquadrarli e poi possono spostarsi da un’area protetta all’altra dove ci sono le possibilità quando c’è un eccesso di fauna.” Altre problematiche del parco sono la sovrapposizione strumenti urbanistici e la valenza del Put ed alri piani nei confini del Parco. “Bisogna dialogare con le due province – dice la Savarese -, abbiamo molto lavoro avanti da fare, è una fase ancora in evoluzione.”
Michele Cinque
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