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Vico Equense Monte Comune
12/05/2005 - Più di cinquanta escursionisti hanno partecipato alla passeggiata sul Monte Comune organizzata dal circolo il Gheppio Legambiente Penisola sorrentina. L’escursione si è svolta domenica 8 maggio con partenza da Santa Maria del Castello. Il tempo incerto e nebbioso non ha fermato i volontari del cigno che hanno voluto manifestare con forza contro la privatizzazione e gli scempi che hanno devastano un territorio dall’alto valore naturalistico e paesaggistico. Durante il giro sulla sommità del monte con giornalisti e geologi gli escursionisti sono stati letteralmente scortati dai dipendenti del presunto proprietario della montagna, che con ruspe e scavatrici hanno cercato di evitare il passaggio dei volontari in determinati punti. In altre zone, invece, le recinzioni e i cancelli sbarrati hanno impedito il libero passaggio. Ma la cosa che più preoccupa gli ambientalisti è il continuo e rapido peggioramento della stabilità geologica del suolo. In alcuni punti il terreno è ormai totalmente arido e solcato da voragini larghe tre metri e profonde cinque. “ Il dissesto idrogeologico sta assumendo dimensioni davvero preoccupanti- dice Raffaele Di Palma, Legambiente Penisola sorrentina- E’ da tempo che ce ne siamo accorti ma ora a confermarlo sono stati i sopralluoghi di tecnici”. Secondo il geologo De Maio “ L’intervento scriteriato operato con potenti mezzi meccanici ha portato alla completa eliminazione degli antichi sistemi di gradonatura/terrazzamento (peraltro tali sistemi sono rigidamenti protetti dalla normativa vigente PUT Penisola Sorrentina) e dei conseguenti ambienti naturali. Lo spianamento degli stessi ha portato in affioramento le bianche pomici dell’eruzione vesuviana del 79 d.C. (c.d. eruzione di Pompei) che hanno immediatamente reso sterile l’area. In molti luoghi è stata addirittura portata in affioramento la roccia calcarea. Le prime piogge verificatesi - continua De Maio- hanno velocemente mobilizzato le coltri di suolo e piroclastiti non più trattenute dai gradoni. Oltre al danno naturalistico per la perdita di microambienti particolarissimi è stato quindi esponenzialmente aumentato il rischio idrogeologico gravante non solo sull’area ma anche sulle frazioni montane di Tacciano, Mandrone, Arola ecc. . Oramai sono presenti profonde spaccature nei terreni di M.te Comune, immensi valloni hanno inciso il fianco occidentale della Montagna ed ad ogni pioggia ingenti quantitativi di fango/terra e pomici vengono trasportate giù dai valloni fino alla Via Raffaele Bosco ed ai paesi.”
Intanto la privatizzazione dei trenta ettari sulla sommità del monte ( a 875 metri slm) è sempre più visibile, con cancelli e “sentinelle” che controllano chiunque si avvicini all’area. La causa che vede contrapposti il comune di Vico e i presunti proprietari va avanti ormai da 8 anni e tra una settimana al Tribunale di Napoli è prevista l’ultima udienza dell’Appello. I legali del Comune di Vico continueranno a sostenere l’inesistenza del diritto di enfiteusi che ha permesso l’acquisto per pochi soldi dei trenta ettari. Dall’altra parte i privati che cercheranno di dimostrare i loro diritti. “Speriamo che questa volta i giudici entrino nel merito della vicenda, accertando, documenti alla mano, la veridicità o meno del lontano diritto di enfiteusi sull’area in questione- sottolinea Raffaele Di Palma- Fino ad ora, infatti, nessun giudice si è espresso nel merito.” La sezione Agraria del Tribunale di Torre Annunziata, presieduta dal giudice Grieco, infatti, rigettò il ricorso dei legali del comune contro l’affrancazione, perché non era stata tentata la conciliazione tra le parti. E così la montagna è rimasta nelle mani dei privati. Fino a che, è la speranza degli ambientalisti, i giudici di Napoli non ribalteranno le decisioni dei loro colleghi di Torre Annunziata.
Michele Cinque
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