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INTERVISTA A SALVATORE RUSSO

Perché pensa di aver perso con un numero così elevato di voti di differenza?
E’ una domanda molto intelligente. Perla verità ci sto ancora riflettendo , però un analisi attenta l’ho fatta già. Positano è un posto molto difficile, un posto in cui per anni si è radicato un comportamento, oserei dire, troppo anarchico e ogniuno si è creato degli spazi, ogniuno vuole conservarli. Però non tutti si sono accorti che positano versa in condizioni abbastanza difficili e quindi c’è la necessità di dare una svolta, di dare delle regole, regole per cui questa gente si è proccupata e ha preferito continuare a vivere nei disagi, essendo cosciente che esistono disagi, degrado, esiste abbandono. Positano non ha fatto una scelta turistica decisa, ferma e quindi ha preferito continuare a vivere così, senza desiderare il cambiamneto. Un cambiamento che poi non avrebbe stravolto niente. Io avrei voluto soltanto tentare, avrei voluto soltanto rendere questo posto più vivibile, questo posto un po’ più esclusivo; non per essere cattivo o per essere razzista, ma perché ci stiamo avvcinando verso la forma di turismo di massa che non si addice a Positano ,e soprattutto la mia grande preoccupazione di imprenditore è quella che le grandi aziende si stanno adeguando a questa richiesta del turismo di massa. Questo comporterebbe sicuramente avviarsi verso una strada senza ritorno, perché una volta che ci siamo adeguati a questa richiesta, riconvertire le aziende sarà difficile. Ci sono stati anche molti giovani che hanno votato per la prima volta e non avevano e non hanno capito bene il rischio che Positano corre, perché lo corre ancora. Io mi auguro che Domenico faccia uno sforzo veramente grosso per arginare questo problema. Spero anche che tutti quelli che lo hanno supportato, gli diano una mano, noi compresi anche perché noi siamo disponibili a che questo cambiamento si faccia. Tutti insieme dovremo fare il possibile di arrivare a un comportamento diverso, a una scelta diversa.

Viste già le precedenti volte in cui Domenico Marrone è stato eletto sindac di Positano, sapendo che egli sarebbe stato il suo “avversario politico”, pensava di avere qualche possibilità?
Io devo dire una cosa: che Domenico l’altra volta era stato mandato a casa e vuol dire che qualcosa non funzionava. Che poi subito dopo c’è stata un’altra amministrazione, e va bè;io non voglio sindacarequello che loro hanno fatto. Ma sicuramente sia con la sua amministrazione che con l’ultima amministrazione, non siamo riusciti a dare la direttiva giusta, non siamo riusciti e non sono riusciti a fare la scelta giusta per Positano. Quindi io ho lanciato un allarme, non mi sono preoccupato di vincere o di non vincere le elezioni. Io mi sono preoccupato soltanto di destare nei positanesi il giusto allarme affinchè si ravvenissero. Penso che questo segnale sia stato recepito, però è mancata la volontà di cambiare.

Se avesse vinto le elezioni, quale sarebbe stato il suo primo obbiettivo da raggiungere?
L’avevo detto già in campagna elettorale e prima della campagna elettorale. Positano ha bisogno di essere riordinata, riqualificata, bisogna eliminare il degrado, bisogna acquistare una coscienza diversa perché noi Positanesi in questi ultimi anni ci siamo troppo abbandonati e abbiamo portato questo paese ad un livello organizzativo perfetto, abbiamo dotato questo posto di strutture con le stelle, però non abbiamo tenuto conto che le stelle dell azienda “Positano” vende all’esterno, era e resta una stalla.

In base a cosa ha selezionato i candidati della sua lista?
Allora, quando ho cominciato ho eliminato alcune persone che non ritenevo giuste per il mio discorso e quindi ho cercato di avere gente nuova e ho avuto gente nuova: professioniti, operatori, gente che poteva sicuramente darmi una mano valida. C’era qualcuno della vecchia amministrazione che però aveva dato segno di saper fare bene e quindi ho cercato di scegliere per ogni categoria il giusto rappresentante.

Se avesse potuto cambiare qualche componente della sua lista, con chi avrebbe avuto il piacere di lavorare della lista opposta?
Devo dire che io ho grande stima per tutti i positanesi, ma la persona che veramente stimo per la sua cordialità, per la sua eleganza e signorilità è Giulio Perrella.

Se potesse tornare indietro, cosa cambierebbe o cancellerebbe di questo periodo elettorale?
Io devo dire con sincerità che non cambierei una virgola, perché io non ho impostato la campagna elettorale per vincere le elezioni, perché per vincere le elezioni la mia campagna elettorale era fuori da ogni logica. Quando si fa politica e si suscitano allarmi, sicuramente non ci si può aspettare un grande ritorno. Io ho parlato di droghe e nessuno ne ha parlato; ho parlato di degrado e nessuno ne ha parlato; ho parlato di questi sbarchi sconsiderati e nessuno ne ha parlato. Insomma fare politica significa parlare e non parlare, dire e non dire; io ho parlato troppo e continuerei a parlare troppo.

Fino a che punto sarebbe stato in grado di spingersi pur di diventare sindaco di Positano?
Ho fatto già troppo perché per me non era importante fare il sindaco di Positano. Per me era importante avere lo strumento per cambiare, per raddrizzare, per instradare Posiatno sulla scelta giusta. Questo era importante, non fare il sindaco. Tanto è vero che non me la sono presa più di tanto.

Ci descriva con tre aggettivi la sua campagna elettorale.
Equilibrata, senza riserve e quindi chiara, e soprattutto una campagna elettorale calma e tranquilla. Questi sono quattro aggetivi.

Lei in uno dei suoi comizi ha affermato di non essere un uomo ricco, ma di uno che sta bene. Lo pensava davvero o stava ironizzando sull’enormità del suo conto in banca?
Io ritengo di aver detto la verità perché a Positano non ci sono persone ricche, non c’è gente con grossi conti in banca, perché noi da buon positanese ogni volta che abbiamo guadagnato abbiamo anche investito. La nostra ricchezza sta nell’aver investito per Positano. Allora sì che mi posso considerare un uomo ricco.

Si ponga una domanda e si risponda da solo.
Mi presenterò alle prossime elezioni fra quattro anni? Ci dovrò pensare.

J. Kramer

 

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