Zuliani: “Quattro sì per dire basta al dolore e all’infelicità”
Intervista al presidente del Comitato della Penisola Sorrentina per il Sì ai referendum sulla fecondazione assistita: “La legge 40 è punitiva e mina alle fondamenta le conquiste sociali e civili della legge sull’aborto.
Non si può tornare 30 anni indietro”
Sorrento. “Perché una legge deve procurare tanto dolore e infelicità a donne e coppie che già soffrono per non riuscire a procreare naturalmente un bambino”? E’ la domanda che si pone Patrizia Zuliani, presidente del Comitato della Penisola Sorrentina per il Sì ai referendum sulla fecondazione assistita del 12 e 13 giugno, biologa nutrizionista, donna attiva in mille battaglie del sociale e della politica.
Dottoressa Zuliani, che giudizio dà della legge attuale sulla fecondazione assistita?
“Riconosco la necessità di una legge che regoli una materia così delicata. Ma la 40/2004, così come è, è una legge punitiva, che, incredibilmente, equipara i diritti dell’embrione, che è un progetto di vita, a quelli di una vita vera e propria, e finisce così col minare alle fondamenta la 194. Col risultato che rischiano di essere annullate tutele e diritti delle donne che sono un patrimonio acquisito e indiscusso della nostra società da più di 25 anni. Mi sembra una grave contraddizione vietare analisi preimpianto sugli embrioni per poi costringere le donne, se quegli embrioni non sono sani, a un aborto terapeutico, con tutte le terribili conseguenze fisiche e psichiche che ne conseguono”.
Per quale ragione ha deciso di impegnarsi in prima persona in questa campagna referendaria?
“Come biologa, lavoro a stretto contatto con donne e coppie con problemi di fertilità e ho potuto constatare da vicino gli effetti assolutamente negativi della legge 40 sulla salute delle donne, devastate da continue stimolazioni ovariche per effettuare, poi, un minor numero di trattamenti, con alta percentuale di insuccesso. Inoltre, questa legge rappresenta un limite alla libertà e all’autodeterminazione delle donne rispetto alla gravidanza. Trovo poi assolutamente incredibile che si possa limitare la libertà della ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, ricerca che potrebbe contribuire a trovare cure incisive per le malattie degenerative come il Parkinson e tante altre”.
Come le sembra il livello di informazione sui temi referendari?
“Piuttosto scarso e confuso. Di qui l’esigenza di far nascere comitati come il nostro che agissero sul territorio, col porta a porta e nelle piazze, con il compito di spiegare i quattro quesiti, a prescindere dalle appartenenze politiche delle persone che li compongono”.
La Chiesa predica l’astensione, con lo scopo di far fallire i referendum. Che ne pensa?
“Penso che si debba andare sempre a votare. E’ questa la base della democrazia Capisco di più le persone che dopo aver colto il senso delle proposte di abrogazione parziale della legge, decidano di dire no ad alcuni dei quesiti o a tutti. Ma recandosi regolarmente alle urne”.
Michele Cinque