I premi Nobel: «Così si torna al medioevo»
Cari amici i PREMI NOBEL non sono ne laici, ne cattolici, e non fanno politica, ne pro ne contro, sono semplicemente studiosi e studiosi riconosciuti in tutto il mondo.. invece di mettere in primo piano l'isteria di quella che fu una grande giornalista ed ora e solo una pazza rinchiusa in una stanza di Manhattan in attesa di una morte inesorabile per il tumore che la invade, lasciamo parlare la pacatezza della scienza-
Roma. Mentre in tutta Italia si accavallano le manifestazioni pro e contro il referendum, mentre i poli continuano a lacerarsi sulla possibilità che il prossimo passo sia la modifica della legge sull’aborto, anche i ricercatori affilano le armi. Stamattina un gruppo di medici - a rappresentare 200 personalità del mondo della salute schierate per l’astensione - presenterà il suo manifesto a sostegno della legge 40 sulla fecondazione assistita: «Riteniamo nostro dovere dare testimonianza al valore della vita umana fin dal suo concepimento e alla verità sull’attuale situazione della ricerca scientifica». Parole, queste, che suonano come risposta all’appello firmato ieri dai maggiori esperti europei di ricerca sulle cellule staminali, in difesa dei loro colleghi italiani. Un lungo elenco di firme, tra le quali spiccano quelle dei Premi Nobel Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco, a testimoniare che se il referendum non modificherà la legge - il riferimento è al primo quesito, sulla libertà di ricerca scientifica - gli scienziati italiani rischieranno di essere tagliati fuori dal circuito internazionale, non potendo studiare le cellule staminali embrionali. «Con questa legge la ricerca italiana rischia di tornare al Medioevo», dice Levi Montalcini, ribadendo che domenica voterà quattro sì. Ad agitare il mondo politico, invece, è il traguardo del quorum. «È a un passo...», fanno sapere i radicali. A Via Nazionale, sede dei Ds, invece, non si sbilanciano. Tuttavia, la parola d’ordine è fare uno sforzo finale per superare quella fatidica soglia del 50% più 1 degli elettori, quota che garantisce la validità del referendum. Anzi, i Ds assicurano che forniranno i dati di affluenza alle urne, tanto che già alle 22 di domenica si capirà la tendenza (le urne chiuderanno alle 15 di lunedì). «Ogni comunicazione sui votanti danneggerebbe e favorirebbe al tempo stesso una parte dell’elettorato. Confidiamo nella saggezza dei responsabili del Viminale», dice Luca Volontè, capogruppo dell’Udc e presidente dell’associazione ”Non votare”. Il ministro Carlo Giovanardi, però, gli toglie ogni speranza: «Non si possono cambiare le regole del gioco durante la partita. Il ministero dell’Interno ha sempre comunicato la percentuale dei votanti per ogni tipo di consultazione, compreso il referendum, ed è giusto che anche in questa occasione ci si regoli allo stesso modo». E a rendere ancora più dura la battaglia sul quorum arriva la lettera dei capigruppo diessini Luciano Violante e Gavino Angius, indirizzata al ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. I firmatari tornano a manifestare, dati alla mano, tutte le loro preoccupazioni sulla regolarità delle liste elettorali degli italiani residenti all’estero; negli elenchi, sostengono, sarebbero anche inseriti nomi a cui non corrispondono indirizzi precisi. Tra cattolici e laici è ancora polemica sull’intervento di Benedetto XVI che ha ammonito a non manomettere la vita che nasce. L’ala radicale del centrosinistra considera queste parole una grave intromissione, una «prepotenza inedita». «Bisogna ricostruire un clima di laicità», dice Franco Giordano (Prc) e il verde Alfonso Pecoraro Scanio aggiunge: «Le leggi dello Stato devono garantire tutti i cittadini, credenti e non credenti». Dal versante cattolico si levano le voci di Mauro Fabris, dell’Udc, che difende gli interventi delle gerarchie ecclesiastiche perché «non sono ingerenze». E Clemente Mastella, Popolari-Udeur, bacchetta «i laici, che vogliono insegnare il mestiere al Papa». m. p. m.
Michele Cinque
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