Stradone a Positano si allarga per la felicità dei ristoranti
09/06/2005 - Positano. Lo stradone s’ ha da fare. Ebbene si, dopo una campagna elettorale contro il Black, alias Salvatore Russo, accusato di voler fare lo stradone, ci pensa Domenico Marrone, il suo antagonista, e sindaco attuale, a volerlo fare. Il famigerato stradone che, secondo le chiacchiere da bar, consentirebbe un maggiore spazio davanti ai ristoranti positanesi sulla spiaggia grande, con la possibilità di mettere tavoli sul suolo pubblico, . Stradone si, stradone no. Alla fine lo stradone si fa. L’allargamento dello stradone fa parte di un progetto complessivo di riqualificazione dell’area della spiaggia grande dall’incanto alla Torre Clavel per 300.000 euro circa all’interno di un P.i.t..
“E’ assurdo voler vedere questo progetto solo nell’ambito dell’allargamento dello stradone che favorirebbe i ristoranti – dice Domenico Marrone -, in realtà il progetto è di più ampio respiro, si tratta di una riqualificazione dell’intera area marina di Positano che va dall’Incanto alla Torre Clavel.”
Il problema è che molti alla storia della riqualificazione non credono per il semplice motivo che i privati, alla spiaggia grande, hanno sempre fatto i propri interessi in maniera indisturbata, non è giusto fare degli esempi perché un po’ tutti hanno fatto degli abusi, ma ci viene in mente il recente caso dell’incanto con la copertura di un’area, prima verde, adibita a teatro e cinema e ora spazio utile per un ristorante, l’ennesimo, ad uso e consumo dei turisti. Chiaramente nessuno vede e tutto è normale. Lo stesso vale per le Terrazze dell’Incanto o per altre attività sulla spiaggia. Chi più, chi meno, ha fatto abusi ed occupato il demanio pubblico. Questo al di là di ogni giudizio sulle cose che si sono realizzate, che potrebbero aver dato anche un servizio, la realtà è questa. Ora pensare a riqualificare senza intervenire sugli abusi del passato lascia abbastanza sconcertati. Il progetto di riqualificazione, poi, sembra non prevedere la cosa più elementare, l’eliminazione totale della segnaletica dei vari ristoranti sulla spiaggia grande e di altri orpelli, questi rendono il paese un vero e proprio luna park del turismo, un paese dei balocchi che non è certamente quello che immaginava Steinbeck anni fa. Sull’uso pubblico della passeggiata abbiamo i nostri dubbi, fondati, basti pensare all’oggi, all’ingresso dell’Incanto non c’è un solo segnale che indichi strada pubblica ma solo segnali per i privati che lasciano pensare che la strada non si adi demanio pubblico.”Intendiamo riqualificare la zona- spiega Marrone -, queste sono chiacchiere da bar, metteremo delle fioriere in cemento per impedire ai ristoranti di impadronirsi dello stradone una volta allargato e metteremo i sedili verso il mare in modo che i positanesi possano affacciarsi al mare e non di fronte ai ristoranti come dovrebbero fare ora. In questo modo i ristoranti non metterebbero tavolini al di fuori del consentito e pagherebbero l’eventuale metro in più che gli verrebbe dato, ed avrebbero un’area sistemata. Ai pescatori, con quali ci siamo incontrati perché intendiamo partecipare la cittadinanza delle nostre scelte, daremo modo di avere verricelli elettrici per tirare le barche le quali avranno i loro spazi, mentre costruiremo un ponticello sul fiume dal molo per risolvere i problemi dei portatori di handicap che potranno raggiungere la spiaggia di Positano senza particolari problemi. Bisogna guardare al progetto in maniera positiva e non sempre condizioni da pregiudizi negativi o luoghi comuni.”
Dai ristoratori per il momento non giungono commenti, proteste di alcuni cittadini per quello che sembra invece una concessione, anche se nata da un precedente piano spiaggia e da scelte fatte con il Commissario prefettizio, mentre la spiaggia ha bisogno di una riqualificazione, la realtà è che in effetti il privato ha dato poco spazio al pubblico in un’area come la Spiaggia Grande di Positano dove quasi tutti, in un modo o nell’altro, cercano in qualche modo di guadagnare qualche prezioso metro sopra o sotto il suolo pubblico per la propria attività.
Michele Cinque
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