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MILENA GABANELLI LA GIORNALISTA DI REPORT PREMIATA A POSITANO
MILENA GABANELLI LA GIORNALISTA DI REPORT PREMIATA A POSITANO

05/07/2005 - Intervista alla giornalista che ha introdotto il videogiornalismo d’inchiesta in Italia
MILENA GABANELLI LA GIORNALISTA DI REPORT PREMIATA A POSITANO

Positano.”Quando hai figli molti vogliono lasciargli qualcosa, chi case o beni, io a mia figlia voglio lasciare il mio contributo per aver fatto qualcosa per migliorare questo paese. Tutti sono schifati dalla mancanza di senso di legalità e dalla immoralità, ma pochi fanno qualcosa, chiunque abbia un figlio dovrebbe avere il dovere di fare qualcosa per migliorare le condizioni in cui viviamo.” In sintesi, toccando le corde dell’anima, Milena Gabanelli, che, nell’ambito della manifestazione Mare, Sole e Cultura, ha ricevuto lunedì 4 luglio il premio di giornalismo civile a Positano da parte dell’Istituto per gli studi Filosofici di Napoli presieduto dal professor Gerardo Marotta, ha descritto la sua filosofia di vita, una profonda coerenza morale e interiore. Ha introdotto il videogiornalismo in Italia, Milena Gabanelli che nel 1991 introduce in Italia questa nuova forma di giornalismo televisivo, decidendo di iniziare a lavorare da sola con la sua videocamera. “Videogiornalismo indica un metodo – ha detto parlando del suo metodo più volte Milena Gabanelli -, cioè quando il giornalista è anche colui che fa le riprese. La differenza è di conseguenza nel linguaggio: più diretto, la forma più imprecisa, gli intervistati che guardano in camera e quindi il telespettatore, maggiore quantità di situazioni.”
Tre anni dopo, nel 1994, nasce il programma “Professione reporter” che termina nel ’96 per lasciare spazio a “Report”. Milena Gabanelli è una bella donna, sorprendentemente disponibile (lavora sempre anche in vacanza, per lei il lavoro è una passione “come i giocattoli per un bambino, i miei attrezzi me li porto appresso anche in vacanza”), ci concede una chiacchierata una domenica pomeriggio nei giardini del palazzo Murat e spiega la sua professione con semplicità. Non si può fare a meno di manifestarle il nostro apprezzamento per il suo lavoro, ma ci sorprende quando le si dice che è la giornalista di denuncia più famosa ed apprezzata in Italia e le chiediamo come è arrivato a diventarlo. “Strada facendo nascono le passioni e poi diventano delle malattie – dice la Gabanelli -. Alla fine acquisisci una capacità narrativa e strutturale in quel campo. E’ stato il caso, vorrei fare anche altro tipo una trasmissione sulla musica con la vita degli artisti, diciamo che è stata una necessità fare solo inchieste perché mi chiedevano solo questo, mi sarebbe piaciuto fare anche altro, ma su argomenti meno impegnativi ci sarebbe stata più concorrenza di persone che, chi per raccomandazione, chi per altro, avevano il loro spazio.”
Nel giardino del Murat viene spontaneo chiederle cosa ne pensa di Positano e del Sud. “Questo è un posto bellissimo, conosco solo i posti più schifosi dell’Italia. Mi muovo solo per vedere schifezze. Ora abito a Bologna, mi muovo molto per lavoro.”
Ma in vacanza non ci vai mai?
“Raramente, in genere sto a casa. Anche venire a ritirare questo premio a Positano è una vacanza, vado a Stromboli a volte, ma mi porto anche il computer con me, mi piace lavorare anche quando sto in vacanza, ma diventa rilassante perché non sei pressato dalle scadenze e dai tempi di consegna del tuo lavoro. Diciamo che portarmi i mezzi di lavoro è come far portare i giocattoli ad un bambino, si porterebbe un bambino in vacanza lasciandoli i giocattoli a casa?”
Cosa ti è piaciuto di Positano?
“La bellezza del paesaggio, la pulizia, mi ha sorpreso trovare buste in tutte le spiagge, in posti come le Tremiti, per esempio, non ne ho trovate. Poi le scale, ma anche il San Pietro dove sono stato a cena, è veramente un posto “al di fuori”, si sta al di fuori di tutto, mi ricorda un altro posto bellissimo dove sono stato una residenza francese a Matrong nel Vietnam su uno sperone di roccia con un panorama straordinario, ma li costava 20 dollari al mese, insomma si poteva fare…”
Col suo lavoro di inchieste scopre molti interessi, imbrogli e altro, quante cause le hanno fatto per questo? E come siete tutelati visto che avete un service indipendente e quindi i programmi vengono solo ceduti alla Rai?
“Ne abbiamo 14 fra cause civili e penali, per le querele che vengono fatte al programma abbiamo una assistenza legale avendo un contratto di esclusiva. La querela fatta al programma coinvolge anche il direttore di rete che viene coperto dall’azienda e di conseguenza tutela anche noi, il problema è quando fanno una querela solo ad uno.”
L’ultima in ordine di tempo?
“L’ultima è quella con la società autostrade, una causa intimidatoria da 20 milioni di euro. Poi la hanno ritirata.”
Il fatto che tu lavori in maniera indipendente ti rende più libera nel tuo lavoro?
“Questa è una considerazione sbagliata che si fa sempre. Il fatto che si sia indipendenti non signific a che un dipendente non possa essere ugualmente libero. Dipende dalle persone, se non hanno legami o debiti da pagare per il loro posto possono essere anche loro liberi ugualmente, la differenza è che loro hanno uno stipendio mentre io corro il rischio ogni volta.”
Il tuo staff è sempre lo stesso? Lo cambi e come?
“Il mio staff è collaudato ed è sempre lo stesso da anni, per il tipo di lavoro che faccio la fiducia è fondamentale. Io devo sapere che ogni pezzo che mi arriva va verificato e controllato, non posso permettermi errori e per questo ho bisogno di contare su persone fidate.”
Non ti stanchi a parlare sempre di cose negative? Non ti viene un rigetto?
“Ogni volta che faccio un servizio voglio chiudere con una good news, ma su dieci good news almeno nove diventano bad… non ne riusciamo a trovare..”
Mi è piaciuta la puntata del vino, serve un po’ demistificare un settore molto inflazionato da certa stampa e dalla pubblicità…
“Mi sembra assurdo che si dica che bere il vino fa bene a chissà quante malattie, si parla sempre di alcol. Ho voluto dare un taglio scientifico alla cosa, ma la commissione agricoltura dopo la trasmissione chiese al Governo di fare una trasmissione riparatrice…”
Le chiedono spesso trasmissioni riparatrici, come quella sulla Mafia, per esempi, dopo aver parlato della Mafia in Sicilia volevano che si equilibrasse la cosa..
“Si hanno chiesto una trasmissione riparatrice alla rete.. mi è piaciuta una vignetta dove si vedono i templi di Agrigento e una signora dice qui mio marito è stato ammazzato e ad un certo punto esce una voce fuori campo, riparatrice, guardate come sono belli i templi…”
Sugli abusi edilizi che ci dice, le leggi non sono efficaci?
“Le leggi ci sono, anzi in Italia le leggi sono tantissime, ma non vengono fatte applicare. Insomma, si diffonde la cultura dell’illegalità ed il senso di impunità.”
Altro suo cavallo di battaglia gli aiuti umanitari.. vanno tutti a destinazione?
“Non sempre, ma neanche si può dire che gli aiuti umanitari sono dannosi in assoluto. Esiste una Fabbrica delle bontà che viene dirottata a seconda delle emergenze umanitarie per decisione della politica, per esempia in Angola stavano sminando e senza che il lavoro fosse finito questi sono stati dirottati in Afghanistan poi in Iraq dove c’è l’emergenza decisa dalla politica che da i soldi. Gli aiuti umanitari seguono la politica.”
Cosa consiglieresti ad un giornalista di inchiesta oggi? Qui al sud può essere rischioso, gli diresti di essere prudente?
“Ci sono delle situazioni in cui si deve essere prudenti. Ma non avere paura. La criminalità vive sulla paura, se la gente parlasse un po di piu ci sarebbe meno paura. Il modo migliore per difendersi è parlare, mai tenersi dentro le cose, dirle subito.”
Cosa comporta fare il giornalista?
“E’ un mestiere per il quale bisogna avere pochi amici, bisogna avere gli amici di sempre, il droghiere, il vicino, il compagno di scuola. Io rifiuto la vita mondana, geneticamente, perché questa comporta inferenze nel lavoro. Poi fare il giornalista comporta che il coinvolgimento nella vita mondana ti fa sentire personaggio pubblico e ci si fa coinvolgere e turbare nel proprio giudizio da vari fattori e ti condizionano i rapporti personali. E’ una passione, una malattia, a volte vedi cose dove altri vedono solo la natura e le cose belle, tu noti altro, per deformazione personale, ma ciò non mi ha impedito di vivere la mia vita privata, sto molto a casa a Bologna dove lavoro al computer dopo essere andata sui posti e quando sto a Roma, più che per la vita mondana voglio dedicare il mio tempo a me stessa e agli affetti.”
Hai consigliato a tua figlia di fare la giornalista?
“Le ho consigliato di fare giurisprudenza. Cosi ci si puo difendere. Quando ha figli c’è chi vuole lasciargli i beni, io vorrei lasciare a lei il mio contributo per avere fatto qualcosa per migliorare questo paese. Tutti sono schifati da come vanno le cose, dalla mancanza di senso di legalità e si ha il dovere di fare qualcosa.”

Michele Cinque

 

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