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 LE VOSTRE OPINIONI
Libri: Il bene comune

Noam Chomsky e David Bersamian

Lenin e Trotzky si limitavano ad adattare la loro condotta strategica a ciò che richiedevano particolari circostanze, cercando il modo di conquistare il potere. Una cosa che, per inciso, non dovrebbe essere il nostro scopo. (Noam Chomsky)

Ancora un libro, ancora una raccolta di interviste a Noam Chomsky, professore di linguistica del MIT (Massachussets Institute of Technology) e, tra i maggiori esponenti della dissidenza americana. Coscienza critica “della sinistra radical statunitense, temuto dalla destra quanto dagli ambienti della sinistra salottiera e ossessionata” dal raggiungere il potere.
Una serie di interviste raccolte tra il 1996 e il 1998 a cura di David Bersamian, che spaziano dalla politica interna americana a opinioni geopolitiche globali basate su chiare analisi storiche e documentazione declassificata. “Un viaggio illuminante”, così Bersamian descrive questo libro-intervista, su politica, società, funzionamento dei media, sistema democratico ed economia. Una democrazia formale, governata da “tirannie private ed illegali”, da un sistema politico asservito completamente agli interessi delle corporation transnazionali e protette da organismi internazionali che, per inciso, non possiedono nessuna legittimazione democratica. Il nome del libro prende spunto da un discorso che Chomsky tenne ad una conferenza a Washington D.C.: “Aristotele dava per scontato che una democrazia doveva essere pienamente partecipativa” e che “doveva porsi come obiettivo il bene comune”, pena il fallimento della stessa. Al giorno d’oggi Aristotele sarebbe denunciato come un pericoloso radicale. In virtù di tali principi Chomsky afferma che oggi siamo ben lontani da una società democratica, anche se migliore rispetto a cinquanta anni fa, grazie alle battaglie combattute negli ultimi decenni dai vari movimenti (lavoratori, diritti umani, diritti delle donne) e di cui Chomky ha fatto parte. Non solo però una finta democrazia, ma anche un finto capitalismo e liberalismo, un sistema economico imposto ai paesi del Terzo mondo, ma protezionista per ciò che concerne i mercati interni dei paesi “sviluppati”, che tali non sarebbero senza un forte intervento statale, e quindi a spese dei contribuenti. Un capitalismo di stato che vige oggi nei paesi “democratici”, per molti versi paragonabile ai forti interventi statali nella lontana Russia socialista. I regimi democratici formali possiedono un sistema infallibile per la “creazione del consenso”, un vero e proprio lavaggio del cervello attraverso un uso totalitarista di tutto l’apparato mass-mediatico, in mano ad aziende private e senza nessun controllo pubblico. Un controllo pubblico che sarebbe necessario in ogni divenire del processo democratico, ma che non c’è perché le menti delle genti sono state appiattite e rese apatiche dal sistema di potere che ha tutto l’interesse affinché la gente rimanga dietro una TV o, a dibattere, anche aspramente, su politica ed economia, purché rimanga all’interno dei dettami sistemici. Mass media e politica quindi, ma anche terrorismo di stato da parte degli USA in Nicaragua durante gli anni 80, le resistenze all’imperialismo statunitense dell’America del Sud, le dittature del Sud-Est Asiatico made in USA, la necessità di una risoluzione al conflitto Israelo-Palestinese nel rispetto dei diritti dei palestinesi, una visione tuttavia oggettiva quella di Chomsky, che non esita a definire l’OLP, una “delle dirigenze più corrotte che un movimento di liberazione abbia mai avuto”. E ancora, il “ corporation welfare, attraverso il quale lo stato concede enormi sussidi alle corporation private tagliando i fondi allo stato sociale, le differenze fittizie tra destra e sinistra, il fenomeno della globalizzazione in tutti i suoi aspetti e l’internet che,”dovrebbe essere preso in seria considerazione[…]offre molte possibilità ma comporta anche parecchi rischi. Nessuna risposta magica ovviamente e, a chi chiede a Chomsky una “strategia perfetta per vincere le istituzioni autoritarie”, lui risponde dicendo che “simili domande vengono poste da gente che non desidera realmente farsi coinvolgere”. L’unico modo per abbattere le istituzioni autoritarie è impegnarsi affinché si accresca “gradualmente la consapevolezza della gente e i legami sociali, compresi i propri, affiancato da un sistema di supporto e istituzioni alternative”. Solo allora si potrà effettivamente pensare di cambiare le cose.
L’abilità di Chomsky consiste nello “smontare sistematicamente le menzogne di un meccanismo che cerca di legittimare guerre e sfruttamento nel nome di miti quali libero mercato o esportazione di democrazia”.

Vincenzo D’Urso
vi.durso@gmail.com

 

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