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Funerale Don Raffaele Talamo
Funerale Don Raffaele Talamo

25/08/2005 - Più di mille persone hanno dato l'estremo saluto a don Raffaele Talamo, il parroco di Positano spirato lunedi scorso all'ospedale di Sorrento dopo un mese di coma. Alla cerimonia funebre, tenuta dal vescovo di origine positanese Ernesto Mandara, hanno partecipato il responsabile della protezione civile Guido Bertolaso, il presidente della Provincia Angelo Villani, il commissario straordinario dei rifiuti Corrado Catenacci, che lo conosceva da anni, il deputato Andrea Annunziata, il consigliere regionale Salvatore Gagliano, il sindaco di Positano Domenico Marrone con tutto il consiglio comunale, l’amministratore dell’Azienda di Soggiorno e Turismo Franco D’Angelo, il sindaco di Praiano Gennaro Amendola, il presidente della Comunità Montana Penisola Sorrentina Giuseppe Guida, prelati e parroci della Costiera Amalfitana e della Penisola Sorrentina, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, Vigili Urbani, la delegazione della Croce Rossa e i giocatori del San Vito Positano, con i pulcini, la squadra locale che lui ha fondato, ma anche tanti habituè di Positano che lo hanno conosciuto in tutti questi anni.
Don Raffaele era amatissimo dalla popolazione, presente i parrocchia dal 1956, da quando ha ricevuto l'ordinazione, don Raffaele ha curato prima l'attivita dell'oratorio e poi, dalla scomparsa di don Saverio Cinque, e stato parroco per più di trenta anni. Mezzo secolo di storia di Positano e passato con lui. Tutti i positanesi hanno un ricordo del parroco buono, come lo ha chiamato il vescovo Ernesto Mandara durante l'omelia.
“Don Raffaele era un uomo particolare, il suo modo unico di dire la messa quel suo “anime cristiane” che non so da dove aveva preso con cui intercalava la predica – ha detto il vescoco Ernesto Mandara -, ho molti episodi da raccontare di lui, a volte ci sono stati degli scontri, come quando facevo il chierichetto, ma mi voleva molto bene, poi non teneva molto ai soldi, era veramente un uomo buono, schivo, dolce, legato alla sua parrocchia che voleva sempre la stessa, una parte importante nella storia di questo paese.”
"Con la scomparsa di don Raffaele viene meno un importante punto di riferimento per la nostra comunità - ha detto il primo cittadino di Positano durante il discorso di commiato al termite della celebrazione religiosa - Un uomo mite, timido, schivo e comunque animato da principi profondi, che ha guidato con fede la comunità positanese. Don Raffaele lascia un vuoto incolmabile a Positano. La sua presenza ci mancherà, anche se continueranno a vivere le sue tracce d'amore". “Mi sarebbe piaciuto che si dicesse solo del suo aspetto da parroco – ha detto l’amministratore dell’azienda Franco D’Angelo -, alcune parti dell’omelia del vescovo hanno messo in risalto degli aspetti quasi come se fosse qualcosa di negativo. Sarà vero pure che aveva dei difetti, però non li avrei voluti sentire detti durante un’omelia. Però ho visto veramente tanta partecipazione del paese.”
“Una predica senza retorica – ha detto il sindaco Marrone -, ma ampia e profonda che mi è piaciuta.” Non era uomo da polemiche, non le manifestava direttamente, non teneva ai soldi ne ai grossi cambiamenti, ma era buono e amato dalla gente e ha mantenuto per mezzo secolo la parrocchia positanese. Sono aspetti di una personalità, messa in rilievo dalla lunga e senza retorica omelia del Vescovo, che si amalgano fra di loro. Un grande rapporto fra i due c’è stato certamente, ricordiamo quando commosso andò a Roma per vedere la sua “anima cristiana” il ragazzino Ernesto Mandara, diventare Vescovo. Ci chiamò per farci sapere del viaggio a Roma dei positanesi per andare con lui all’ordinazione e fu una giornata indimenticabile con una persona semplice e buona quale era don Raffaele, emozionato come un bambino nel vedere il proprio concittadino diventare Vescovo. Ma don Raffaele aveva anche altri progetti come l’ospizio, a Via Pasitea, che stava costruendo nei beni di famiglia o la disponibilità ad accogliere la pediatria nelal casa parrocchiale alla Sponda per dare un servizio ai bambini positanesi. Ci teneva a raccontare pezzi di storia del paese e raccontava di alcuni problemi che avrebbe voluto risolvere quasi sottovoce, non voleva alzare la voce, un fare bonario da prelato d’altri tempi. L’attaccamento dei fedeli al parroco si è fatto sentire con le feste patronali che non sono state festeggiate, persino i fuochi di ferragosto non si sono fatti, e la città abbia deciso di rendere omaggio al suo parroco abbassando le saracinesche dei negozi, spegnendo per due giorni gli impianti acustici di bar e discoteche fino a proclamare il lutto cittadino. Ieri notte la veglia che ha visto centinaia di giovani. Amatissimo dalla popolazione, don Raffaele Talamo, che in seguito ad un edema polmonare è rimasto in coma all'ospedale di Sorrento per circa due mesi, è stato sempre tra i più attivi in parrocchia. Sin dal 1956, anno in cui fu ordinato sacerdote. All'uscita dal seminario, si occupò prima delle attività dell'oratorio e successivamente assunse la reggenza della parrocchia in seguito alla scomparsa di don Saverio Cinque. Insomma, mezzo secolo di storia positanese è passato attraverso di lui. Ed è per questo che ieri mattina intorno alla salma dell'anziano parroco si è stretta l'intera popolazione. Commovente il corteo seguito dai “pulcini” del San Vito Positano la squadra di calcio fondata da lui quando stava nell’oratorio e che ha visto un suo coinvolgimento emotivo, fino a veri e propri scontri per la squadra del cuore, presidente onorario del club voleva sapere sempre come andavano le partite e sinanche gli allenamenti. Una passione sana per lo sport. Ma ci teneva anche per la musica, il coro, la banda, l’organo che si è fatto rifare.Il feretro, al termine del rito funebre, è stato accompagnato in corteo fin su al cimitero di Liparlati dove la banda musicale di San Vito ha intonato alcune melodie mariane. Quella musica che non è stata fatta nel momento della sofferenza del coma, si è fatta al momento del suo estremo saluto.

Michele Cinque

 

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