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Aniello Cappiello E’ morto l’Ercole di Positano. Oggi i funerali.

02/09/2005 - Positano. E’ morto “l’Ercole di Fornillo”, come lo chiamavano tutti negli anni Settanta, Aniello Cappiello, 74 anni, un pezzo di storia di Positano con il suo stabilimento “La Marinella” nato a Fornillo nel 1949. E’ morto proprio lì nel suo stabilimento ieri mattina, primo settembre, alle 9, oggi i funerali sono partiti dalla spiaggia. Voleva scendere da casa a farsi un bagno e i figli lo hanno accompagnato, poi si è steso sul suo lettino ed è spirato con lo sguardo verso il mare di Fornilo.
Cappiello è nato a Fornillo, nella villa dei Ricciardelli, dove la famiglia, proveniente da Meta, curava il giardino, il padre, Giovanni, aveva già le idee chiare ed acquistò lo scoglio dove ora si trova lo stabilimento balneare. All’epoca Fornillo non era raggiungibile via terra dalla stradina che la congiunge alla Spiaggia Grande ed i turisti arrivavano o per mare o per una ripidissima scala che partiva dalla Via Pasitea. Ma era un posto amato da molti americani, la sera ci si divertiva con la musica e il vino fino all’alba, il contraltare a Laurito, dove trascorrevano l’estate Elsa Morante, Fernanda Pivano ed altri intellettuali. “Molti arrivavano qui a nuoto – dice il figlio di Aniello, Giovanni -, mio padre fu il primo a fare uno stabilimento balneare che fosse solo stabilimento, prima ancora di quello alla Spiaggia Grande che poi venne realizzato da un suo amico, Filippo Persico, campione italiano di nuoto.”
Su Cappiello sono sorte tante leggende, documentante però con foto ed articoli giornalistici dell’epoca, dalla sfida di Walter Chiari con cui fece la scommessa, vinta, di portare quattro quintali in spalla da una spiaggia all’altra per una cena aperta a tutti, alle furibonde risse con i vicini degli stabilimenti confinanti o con i malintenzionati. Altre epoche, altri tempi, un uomo che non aveva regole se non la sua bontà. Sullo stabilimento balneare c’era sempre “il tavolo rosso”, era il tavolo, con la tovaglia rossa, preparato per chi non poteva permettersi di pagarsi il pranzo. Ospitava chiunque ne avesse bisogno, per i diseredati c’era sempre un piatto di pasta a tavolo e a volte addirittura un posto dove dormire. Tanti gli amici che lo volevano bene, da personaggi noti a meno noti, Franco Neri, Murolo, Walter Chiari e Sergio Bruni, che inscenò una serenata ad una memorabile spaghettata sulla spiaggia. Aniello era instancabile, niente lo fermava, neanche la malattia, che gli rendeva difficile camminare negli ultimi tempi, lo faceva arrendere, scendeva sempre nella sua spiaggia. E quando, come ogni inverno, le mareggiate distruggevano il suo stabilimento, non perdeva la calma. “Sappiamo benissimo che oggi guadagniamo dei soldi e che improvisamente possiamo perdere tutto a mare – diceva Aniello -, non c’è rabbia al momento perché arrabbiarsi farebbe venire soltanto una malattia di fegato. Mentre se uno riesce a rimanere calmo, può salvare la pelle. Quando si alza il mare, io mi metto sul terrazzo e asisto alla scena. A vlte sembra proprio che viene “ a fine d’o munno”. Ma, quando è passata la mareggiata, tutto è risolto. Quando il mare si calma, allora si può ragionare. E ricomincio. Io sono come una pianta che ha qui le radici.” Ora saranno i figli, con la moglie Lena, a continuare la tradizione.


Michele Cinque

 

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