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Wittstein a Positano
Wittstein a Positano

Positano 11/09/2005 - Sketchbook», così ha intitolato il libro-diario dedicato alla sua patria adottiva, Positano. Una sorta di cahier de voyage, fatto di appunti veloci e pastelli vivaci, quasi sketch appunto. A pubblicarlo nel 2000 ci ha pensato Tullio Pironti, a firmarne l’introduzione Isabella Quarantotti De Filippo, che ha tradotto anche i testi, rispettandone il carattere giocoso. A distanza di cinque anni Ed Wittstein, lo scenografo prediletto di Woody Allen («Il dittatore dello stato libero di Bananas», 1971, e «Provaci ancora Sam», 1972) e di Franco Zeffirelli («Amore senza fine», 1981), ripropone quei disegni affascinanti, un mix di teatralità e bonomia, in una mostra a dir poco insolita. Già, perché lo spazio che ha scelto per il debutto - il vernissage è stasera alle 18,30 - non è una galleria di tipo tradizionale, bensì il ristorante-salotto Mediterraneo di Enzo Esposito, che da tre anni ha dato il via ad una serie di esposizioni-omaggio ai protagonisti di quella felice stagione dell’arte in Costiera amalfitana, tra Sessanta e Settanta, riconosciuta dai critici con il nome di «Positano Art Workshop». «La scelta è stata obbligata» spiega Wittstein «a Positano, sembrerà strano, non ci sono spazi destinati all’arte. E, poi, a spingermi è stato un pizzico di nostalgia. Il ”Mediterraneo” è a due passi dal bar De Martino che era il punto di incontro di chi, come me, frequentava il cenacolo culturale creato da Edna Lewis. Un mondo dimenticato che Enzo Esposito poco alla volta sta riproponendo: una settimana fa con la mostra di Katinka Niederstrasser, ora con me e la prossima settimana con Robert Miller». Proprio con Bob Miller, Wittstein ha acquistato nel 1969 Casa Sam, una vecchia abitazione che guarda a 360 gradi tutta POSITANO fino a Paestum e Capri. «L’abbiamo chiamata come la ragazza di una poesia di Groucho Marx, anche se nel nostro caso la ragazza era una deliziosa cagnolina» confessa ridendo «Ci viviamo ormai sei mesi l’anno, gli altri li trascorriamo a New York». A Positano, l’artista arriva, però, il 2 luglio del 1955 insieme all’amico pittore Angelo Morricone. «Già a 16 anni avevo incominciato a disegnare scenari per il teatro» racconta «con fortuna, devo dire, visto che il mio battesimo l’ho avuto con Gertrude Stein. L’Italia, però, soprattutto Roma mi incuriosiva. Così ho lasciato gli States per un viaggio dell’anima. Milano, Roma, Venezia, dove ho anche collaborato agli allestimenti della ”Fenice”, infine Positano, la strega che mi ha rubato il cuore».

Michele Cinque

 

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