POSITALTA
Positano 04/10/2005 - Alla fine degli anni ’60, del secolo scorso naturalmente, operava con intelligenza e determinazione la “Positalta”, un’associazione che, come dice il nome, puntava alla valorizzazione delle zone alte di Postano, allora, e forse ancora oggi, trascurate dalle iniziative di grande spessore culturale e di indubbio richiamo spettacolare che periodicamente accendevano ed accendono i riflettori dei media nazionali ed internazionali su una delle più belle e preziose perle del turismo italiano.
Ne erano animatori i proprietari di case e ville, residenti ed ospiti abituali, che, amanti della musica e della poesia, organizzavano concerti e recital di buon livello e pubblicavano opuscoli di poesie con un titolo indovinato, anche se un po’ strambo, “Lo sciaraballo”, in cui non mancavano testi di valore.
Mi coinvolsero (anche nella mia qualità di Presidente dell’Azienda Turismo di Amalfi) in una qualche piacevole avventura cultural-spettacolare l’ultima donna di Roberto Rosselini, la splendida Sonali Das Gupta, occhi luminosi-penetranti e pelle ambrata-vellutata, ed una bella ed elegante signora Ambrosoli, dolce e zuccherosa come i prodotti dell’azienda di famiglia.
Queste schegge di memoria mi facevano ressa alla mente ed al cuore qualche settimana fa, mentre m’incantavo, come sempre, allo spettacolo di arte e natura di Positano sospesa tra realtà e sogno nella rete dei colori puri di una bella giornata di settembre. E dall’osservatorio della Spiaggia Grande ammiravo il volo del costrutto che dal mare si inarcava ardito al cielo. E dall’alto colava giù il nitore delle case a sagomare con armonica dolcezza monti, giardini e forre. Ed era stupore l’iride festosa che dai terrazzi, a pergolati brevi, trasmigrava lieve a cupole di chiese.
C’era ancora il passeraio (tanto per dirla con Steinbeck) delle folle estive, che avevo già sperimentato, con fastidioso disappunto, alla ressa dell’imbarcadero.
Al di là della Torre saracena, in lontananza, gli isolotti de Li Galli, immaginati più che visti, echeggiavano minacce di seduzione da sirene ai naviganti arditi. E la risacca lieve cantava “Posa! Posa” a culto di madonna pellegrina.
Mi ruppe l’incantesimo l’amico e collega e Michele Cinque, straripante di simpatia nella andatura dondolante di apparente stralunato.
Su per il sentiero a margine di mare feci il pieno di emozioni da delirio con il respiro gonfio di essenze mediterranee bruciate all’ultimo sole da mirti, lentischi, finocchietto selvatico ed un carrubo, che dondolava alla brezza carica di iodio le lamine del frutto in rapida maturazione.
Ci accolse con garbo e signorilità “Pupetto” nella Casa-albergo a dominio di quello straordinario rettangolo di fascino e magia, che è la Spiaggia di Fornillo.
Lì ho rivisto, con l’entusiasmo e la grazia della prima volta, Renata Ambrosoli, novantenne splendida nel contagio del sorriso, nella luminosità degli occhi e, soprattutto, nella invidiabile vivacità intellettuale.
Alla moviola della vita ho assaporato frammenti di giovinezza ed ho rimpianto il fervore creativo ed organizzativo degli anni ’60.
Credo che Positano debba molto a Renata, che vi ha speso impegno d’amore e di cultura e continua in questa frequentazione, di vacanza e non, quasi per rispondere ad un intimo irrefrenabile richiamo.
La città le dovrebbe un qualche riconoscimento ufficiale.
Se dovesse succedere, cosa che fortemente mi auguro, mi autoinvito alla festa anche per una testimonianza affettuosa di amicizia.
Sarebbe un’occasione, per Positano per riprendere le pubblicazioni de “Lo sciaraballo”, per me zoomuta su lontani anni spensierati e felici, carichi di entusiasmo e di operatività feconda.
Giuseppe Liuccio
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